E’ quasi Ferragosto e un po’ in tutti i luoghi di villeggiatura, e non solo,…
Il Regno della cartapesta
Esiste forse un distacco sostanziale tra l’attuale società tecnologica, fondata sull’uso continuo del computer, degli smartphone e dei software in generale, e ciò che ancora oggi persiste nel Salento a livello artigianale, vale a dire la lavorazione della cartapesta: simbolo culturale che però è ben lontano dall’essere al tramonto, anzi, sembra finalmente sia stato capito e valorizzato.
La ricchezza culturale salentina è dovuta anche alle varie botteghe presenti a Lecce sulla lavorazione della cartapesta, carta macerata che diventa sempre più preziosa quando prende forma grazie a tecniche raffinate e a volte parte del segreto del mestiere. Fu già il poeta Vittorio Bodini a cantare di questa terra come “regno della cartapesta”, in cui molte figure di madonne, di santi, di personaggi illustri e di mestieri, fino a scene di vita quotidiana, prendono vita dalle abili mani degli artigiani. L’arte di questa lavorazione è sopravvissuta alla costante richiesta di modernità da parte del mercato, spesso capriccioso e servile delle mode, poco attento alla lentezza ed alla purezza delle produzioni artigianali. È sopravvissuta, forse, anche per il rifiuto stesso degli artigiani di piegarsi ad un sistema di produzione industriale, che probabilmente li avrebbe sì arricchiti, ma privati di quel “sentire”, di quel “saper fare” del mestiere nel manovrare la carta con le proprie mani, nel dipingerla con cura, che avrebbe privato di anima le stesse statue di cartapesta.
Le prime botteghe ebbero origine come reazione popolare agli splendori architettonici del Barocco, una sorta di risposta da parte della gente, con gli strumenti poveri che erano a loro disposizione. Fu quindi attorno al Seicento che degli artigiani cominciarono a lavorare la carta fino ad ottenerne dei pupazzi sempre più accurati. Da allora, la tradizione è proseguita attraversando correnti culturali differenti: nata come risposta al Barocco, la lavorazione della cartapesta è poi proseguita come impegno religioso per la cristianità, poi come semplice vocazione d’arte, ed oggi legata anche agli allestimenti, ai pezzi d’arredo, al teatro e al design.