La processione della Vergine Addolorata apre ufficialmente a Gallipoli ogni anno i riti pasquali. La…
La “Caremma”
Ma prima, per tutte le domeniche di quaresima, un altro rito si svolge tra le vie della città: la caremma. Essa non è altro che un fantoccio, che raffigura una vecchietta vestita di nero, riempito di paglia e botti, ai piedi ( o talvolta in una mano) della quale è posta un arancia su cui si si infilano sette piume di cappone, una per ogni domenica di quaresima.
Un tempo di queste “caremme“, (che in italiano significa “quaresima”) era piena la città. Oggi se ne possono trovare poche e per lo più concentrate nel centro storico.
La “caremma” viene appesa sin dalla prima domenica di Quaresima e lì rimane fino a Pasqua, quando esattamente a mezzogiorno viene fatta esplodere e bruciare, come un rito pagano di esorcizzazione.
Il rito del rogo della vecchia si accompagna a quello della “purificazione” che avviene nelle case, un rito che a dir la verità oggi compiono solo i più tradizionalisti o i più anziani.
Consiste nell’aprire la porta di casa e “scacciare” il demonio con queste parole ” Essi tristu e fanne trasire Cristu!“, che vuol dire “Esci malvagio e fai entrare Cristo!” dopo di che il capo famiglia dava il via ai festeggiamenti e la tavola veniva addobbata a festa.
La “caremma” è il simbolo anche dell’attesa. Per settimane pende come da una forca nei crocicchi delle strade e tutti la possono ammirare, ma soprattutto disprezzare, tanto è brutta e orribilante.
Il suo abito nero la rende poi ancora più inquietante e soprattutto ai bambini incute terrore e spavento. Il giorno di Pasqua dunque è atteso come il giorno della liberazione, come quello in cui finalmente la vecchia strega non sarà più visibile e non potrà più nuocere (anche se solo nell’immaginario) a nessuno. Questa è una delle tante tradizioni che per fortuna ancora oggi Gallipoli tiene vive e che a suo modo fa parte dell’ ampia proposta turistica che si rinnova di anno in anno.