I Musei del Salento: casseforti di storia disseminate per l’entroterra e la costa. La chiave…
Biennale del Salento
La Biennale del Salento è giunta alla terza edizione, dalla metà di luglio alla fine di agosto Palazzo Vernazza sarà il luogo di riferimento dell’evento organizzato dal gruppo Tracce.
L’arte urbana è il tema centrale: lavori, installazioni d’arte inedite come nelle cabine telefoniche dismesse della Telecom, disegni sui marciapiedi della città.
Sono da ricollegarsi alla Biennale del Salento anche i cassonetti dell’immondizia che, rivisitati in opere d’arte, si sono avvistati in piazza Sant’Oronzo. 52 artisti sono i partecipanti alla kermesse salentina.
La scelta di liberare la creatività lasciandola invadere il contesto pubblico ha una chiara direzione: far uscire l’arte dai contesti in cui normalmente viene convogliata o relegata, darle la possibilità di contaminare con la sua energia la quotidianità dal marciapiede alla cabina telefonica, al contenitore della nettezza urbana.
Le splendide sale di Palazzo Vernazza si offrono all’arte quasi a tenderle un tributo, bellezza ripaga bellezza come in un baratto equo. Palazzo Vernazza, in qualità di ospitante infatti, rappresenta il caso in cui il contenitore è bello quanto il suo contenuto.
L’accesso alla struttura avviene tramite un cortile interno e, tra le stanze, il percorso si rivela incantevole e avvincente.
Accessibile al pubblico fino al 15 settembre, le opere esposte in questa galleria di grande bellezza sono molto eterogenee: pittura, scultura, grafica, fotografia, graffiti, installazioni. Buona parte di ciò che la Biennale del Salento ha prodotto è anche around, per le strade del centro cittadino.
Tra i tanti artisti c’è il fotografo Pablo Peron, autore del progetto “Profili”. Lo si può definire un fotografo umanista, i suoi scatti riescono a scavare nel profondo: il primo scatto ritrae il profilo, nel secondo, sempre estremamente connesso al primo, l’obiettivo si sofferma sulla mano che stringe l’oggetto amato quasi a voler cogliere l’anima. Alcuni esempi sono offerti dai soggetti ritratti, la poetessa e pittrice che impugna con infinita grazia la penna o la ballerina con in mano la scarpetta rossa simbolo di dedizione e sacrificio. I due scatti sono, dunque, complementari ed entrambi importanti per cogliere il significato d’insieme.
C’è anche la signora Enza Mastria, della Galleria Scaramuzza, che dialoga con il visitatore invitandolo a essere parte dell’opera: sollecitazioni visive, musicali e messaggi di carta sono gli espedienti per rendere alto il grado di coinvolgimento.
Alla sua terza edizione, la Biennale del Salento è il primo progetto, per data e caratteristiche, di insediamento artistico pubblico realizzato in Puglia. Il suo sviluppo, inoltre, è dato anche dal coinvolgimento di un gran numero di artisti nazionali e internazionali che hanno risposto alla open call dell’Associazione Tracce Arte Contemporanea.
La Biennale del Salento è un’occasione d’oro, innanzitutto per veicolare una vivace immagine culturale, artistica e turistica di Lecce, dato anche e soprattutto il grado di coinvolgimento e contributo di tanti artisti internazionali. L’evento, per il suo grande valore culturale, si inserisce nelle iniziative legate alla candidatura di Lecce Capitale Europea della cultura 2019.
L’arte ha un linguaggio universale. Quello della Biennale del Salento, è visto dagli organizzatori, come un momento prezioso di aggregazione, dialogo, crescita culturale tra artisti messi a confronto. E in questa Biennale non ci sono intermediari, il rapporto artista-opera d’arte è diretto per tutto il percorso, fino al momento della fruizione da parte dello spettatore. É l’ambiente a incorniciare e ricreare, con un gioco di luci e ombre, l’atmosfera perfetta.
Lecce o il Salento vuole imporsi come punto d’incontro, di convergenza dell’arte e dei suoi artisti, andandosi ad annettere alla lista dei punti nevralgici esistenti e disseminati nel globo.
La contemporaneità vuole superare il confine, uscire fuori dai soliti contesti, farsi opera tra gli elementi del quotidiano e lasciare traccia di un pensiero innovativo. Gli oggetti che vediamo quotidianamente si propongono in nuova veste, propongono una diversa visione di sé, si tratta anche e soprattutto di una sfida che vuole provare a colorare gli angoli della città, gli oggetti d’arredo urbano, dai cassonetti alle cabine telefoniche dismesse che saranno fruibili per oltre un anno e si spera diverranno stabili e parte del patrimonio leccese.
L’arte urbana concede nuova vita a ciò che domani è destinato ad essere catalogato come rifiuto. Tutto avviene, ovviamente, nel rispetto dell’ambiente e l’ottica del riciclo coniugato con l’arte diventa un’esigenza senza la quale gli oggetti quotidiani e diventati obsoleti, come una cabina telefonica della Telecom, non avrebbero un nuovo aspetto, un ruolo rinnovato nella società fosse anche quello di far sorridere o di colorare una city.
E l’arte può magicamente trasformare un aspetto e assottigliare la linea di confine tra immaginazione e realtà, quanti oggetti d’arte contemporanea sono il frutto di un’immaginazione lasciata libera di creare?
Benvenuta sia a Lecce, l’arte urbana e la Biennale del Salento, gli artisti ed il fermento culturale.