I Musei del Salento: casseforti di storia disseminate per l’entroterra e la costa. La chiave…
Ferzan Ozpetek sceglie di nuovo il Salento
Sullo sfondo di una Lecce luminosa si dipana la storia di Elena in “Allacciate le cinture”, l’ultimo film di Ferzan Ozpetek.
Il regista, dopo “Mine vaganti”, torna a girare nel capoluogo salentino, affiancato da un cast di tutto rispetto: Kasia Smutniak, Elena Sofia Ricci, Luisa Ranieri e Carolina Crescentini per citare le donne del film.
I luoghi del film
Il set del film fa propri alcuni luoghi must del Salento muovendosi tra Lecce, Otranto, Maglie e l’oasi di Torre Guaceto.
In particolare di Lecce, si intravedono nel film la piazzetta antistante l’ex Convitto Palmieri, le stradine del centro storico, piazza Mazzini, piazza Sant’Oronzo.
La trama
Una pioggia scrosciante e una pensilina affollata aprono il film, e proprio qui ha luogo l’incontro-scontro tra Elena e Antonio, Kasia Smutniak e Francesco Arca. I due intervengono con opinioni diverse e contrastanti sul manifesto disappunto di una signora verso una donna nera che le ha involontariamente pestato un piede, ciò basta a Elena per avere un’opinione negativa sul ragazzo.
Il bar “La tarantola”, nella piazzetta antistante l’ex Convitto Palmieri, è il posto dove lavorano Elena, Fabio e Silvia, tre amici che condividono proprio tutto. C’è un bel clima, tanta sintonia e grande cortesia. Tra i clienti abituali c’è una studentessa iscritta alla facoltà di medicina. Un tavolo esterno al bar è il posto perfetto dove trovare la giusta concentrazione, mentre il sole caldo arreda la scena e il cappuccino caldo con tanta schiuma e in vetro arriva puntualissimo.
Alla sera, quando il turno è terminato, i tavoli in piazzetta e la stessa piazza offrono la cornice giusta per sorseggiare una birra, sembra non servire altro.
L’occasione di incontro tra Elena e il ragazzo della pensilina non si fa attendere, è lui l’uomo misterioso con cui l’amica Silvia ha una storia. Tra Elena e Antonio c’è forte alchimia, sono due opposti eppure si attraggono.
Ben presto i due capiranno che non possono celare a loro stessi l’attrazione che provano l’uno per l’altra e arriva forte la prima turbolenza della vita, da qui la necessità di allacciare le cinture. Elena e Antonio tradiscono rispettivamente Giorgio e Silvia sullo sfondo della bellissima oasi di Torre Guaceto, deserta e con un paesaggio incontaminato che la fa sembrare un’opera celeste.
Intanto Fabio, l’amico gay, propone a Elena di recuperare una vecchia stazione di servizio, collocata vicino all’obelisco, proprio all’inizio di viale dell’Università. La stazione è piuttosto fatiscente ma ha un grande potenziale e diviene il locale dei loro sogni: il Benzinaio.
La vecchia stazione abbandonata esiste davvero, sarebbe bellissimo se qualcuno pensasse sul serio di farne un locale!
Ecco che il film ci porta avanti di 13 anni, nel pieno dei festeggiamenti dell’anniversario del Benzinaio. Elena e Antonio sono sposati e hanno due figli, le loro differenze continuano a essere sostanziali e a minacciare il rapporto sebbene la passione tra i due non sia diminuita.
La prima turbolenza che ha portato l’incontro dei due opposti non è l’unica. Elena conoscerà la malattia e Antonio la rabbia. La donna, però, combatte a testa alta e, in una scena, pallida e con lo sguardo perso, attraversa a bordo dell’auto piazza Sant’Oronzo. C’è tanto sole e la piazza è così illuminata da apparire accecante.
Il film chiude con un ritorno al passato, al momento in cui Elena e Antonio si incontrano, si cercano pur celando la loro forte attrazione. Il colpo basso ai danni dell’amica di Elena non è poi così terribile, si scoprirà più tardi che all’alchimia tra Antonio e Elena fa da contraltare la sottaciuta e innata attrazione tra Giorgio e Silvia. Ciascuno può mettersi il cuore in pace, che lo scambio d’uomo abbia luogo! La scena è a tratti comica ed ha per sfondo il mare e le risate a crepapelle dei tre amici, quasi si dimentica il resto.
Si rimane colpiti, infatti, da come Ozpetek abbia trattato un tema così spinoso come la malattia e abbia volutamente fatto dei passaggi temporali per completare i pezzi mancanti della storia, facendo piangere e sorridere insieme. La vita è anche questo, ovvero affrontare le perturbazioni, belle e brutte, con forza e coraggio, non perdendosi d’animo mai. E magari cercare la forza nella luce del sole capace di esplodere nell’anima.
Salento, Terra generosa
Ozpetek ha detto del Salento che è una “terra generosa e accogliente”, ha, inoltre, raccontato un aneddoto sull’arrivo del cast a Brindisi “quando siamo arrivati in aeroporto, un paio di giorni fa Kasia suggeriva di fermarci, scendere dalla macchina e camminare a piedi scalzi tra gli alberi. Aveva ragione a dirlo, è una voglia irrefrenabile”.
Tale voglia irrefrenabile di camminare a piedi nudi sul manto di terra ferrosa e tra gli ulivi è, a quanto pare, comune a molti. Chi viene qui pare venga folgorato dal paesaggio, dalla luce, dal mare, dallo stato selvaggio delle cose, da quell’arretratezza che sembra voluta ma no è proprio così, vintage!
Tra i luoghi che colpiscono il cuore ci sono immancabilmente: Lecce, Gallipoli, Otranto, Torre San Giovanni, Martano e Porto Cesareo.
E proprio il sole e i colori eserciterebbero, da soli, un effetto cromoterapico, altri effetti positivi dipendono dal cibo e pure dalla musica.
Se vuoi fare dei massaggi naturali ed eliminare le scorie metaboliche basta una conca naturale, ce ne sono tantissime tra Mancaversa e Torre San Giovanni; ti occorrono erbe officinali? Le trovi nel bosco del Rauccio, all’oasi naturale Le Cesine, nella riserva di Frassanito, al giardino botanico la Cutura, nel bosco di Specchiulla; per le acque rigeneranti c’è Castro; per il barocco c’è Lecce; per ballare come se non ci fosse un domani c’è la pizzica.
Potremmo continuare ad oltranza ma è bene che ciascuno, se avrà intenzione di fare tappa nel Salento, scopra da sé l’effetto della luce e dell’atmosfera salentina. Lasciamo la parola a chi vorrà condividere le sue sensazioni con noi, confermando o dissentendo sul fatto che faccia bene una vacanza nel Salento. Difficile credere, però, che chi viene in Salento rimanga deluso.